Isola di Lesina
Se c’è un luogo del mondo in cui provare la salutare esperienza di vergognarsi, ma davvero vergognarsi di essere italiani, ebbene questo ha un nome e una storia: si chiama Lesina (Hvar), ed è una delle più belle isole non solo dell’ Adriatico, ma dell’intero Mediterraneo. Ricca di storia, di bellezze naturali, di motivi d’interesse. Una perla. Oggi, Lesina, per motivi apparentemente misteriosi, è diventata il peggio dell Italia in vacanza.
L’isola è diventata il ricettacolo di quella fauna umana composta da arricchiti caciaroni, teppistelli da stadio e scrocconi senza mèta. Tra i turisti italiani, che qui con i tedeschi sono da sempre la stragrande maggioranza, ci sono anche gli altri, quelli che cercano la vacanza normale: sole, bagni nel mare smeraldino, buon pesce alla griglia e riposo; oltre naturalmente a tutti i divertimenti leciti della vacanza, dalla discoteca agli sport. Ma questi, i turisti normali, vengono risucchiati dal caos che forse si vorrebbe pittoresco e invece è solo pateticamente sguaiato.
Mancavo da Lesina da diversi anni, vi avevo fatto sosta in barca tre estati fa solo per una sera, e di sfuggita, veleggiando sempre fra le altre isole della Dalmazia. Vi sono tornato quest’ anno, stanziale, in un albergo del centro. Il paesaggio sempre lo stesso, magnifico, forse con qualche casa in più; i croati, sempre gli stessi, asciutti senza troppa cordialità ma generalmente disponibili, tutti tesi a far fruttare al meglio questi mesi d’oro prima del lungo inverno. I turisti, ahinoi, quelli davvero molto cambiati. Tanti di più, e fin qui è inevitabile, ma di un livello generalmente così scadente da chiedersi che cosa abbia fatto, quest’isola, per meritarsi di diventare il para iso dei cafoni.
E agosto, mi viene spiegato, il turismo è dappertutto così e gli italiani in vacanza non brillano mai per stile ed eleganza. Sarà, ma senza andare troppo lontano, rimanendo qui attorno – da Brazza (Brac) a Lissa (Vis), dall’Isola Lunga (Dugi Otok) a Curzola (Korcula), ma perfino in altre località della stessa Lesina come Stari Grad e Jelsa – non accade niente di simile. Nel paese di Lesina c’è la più alta concentrazione di cretinismo italiano mai visto altrove. Forse bisogna andare in Campo de’ Fiori a Roma, a certe ore della notte di certi giorni, per trovarne in dosi altrettanto massicce. Tanto massicce da diventare, infatti, un problema di ordine pubblico.
Povera Lesina, violentata in ogni sua parte… Giovanotti che nell’attesa di una pizza giocano a calcio nella suggestiva piazza centrale sparacchiando pallonate sui turisti intenti ad ammirare la cattedrale rinascimentale piena di preziose opere d’arte; ragazzette che tra un piercing e una discussione sull’ultimo tatuaggio cantano a squarciagola camminando abbracciate quattro per quattro urtando chiunque gli passi vicino; gruppi di romani e di napoletani che a pochi metri dalle meravigliose bifore gotico- veneziane del Palazzo Etto- reo si fronteggiano in cori minacciosi da curva promettendosi confronti più maschi per il dopo-cena, quando il grado alcolico sarà al punto giusto; pescaresi che con i loro gommoni da scafisti, giunti direttamente sulla rotta Pescara-Vis, prendono possesso di baie commoventi dove cantano solo le cicale sparando decibel sui malcapitati bagnanti con i loro stereo tamarri; motociclisti romagnoli che pignolano con il cameriere sull’ultima kuna di un conto da quindici euro; un gruppo di milanesi tipici figli di papà che con le loro treccine rasta allergiche allo shampoo danno del pezzente a un negoziante che non vuol fargli lo sconto su una pagnotta con prosciutto e formaggio di Pago; diportisti improbabili con barche sulle quali probabilmente la Finanza non indagherà mai che solcano il porticciolo disputandosi l’ormeggio di fronte al ristorante di pesce a colpi di sirena e urlacci di ogni genere.
Ecco, questa è la fotografia del turismo italiano a Lesina in quest’agosto 2004. Per non parlare dei gruppi di ubriachi che cantando (cantando?) «Fatece largo che passamo noi ecc. ecc. imperversano fino all’alba fregandosene di chiunque, gente del posto e turisti che riposano, insultandosi e spaccando bottiglie sulle lucide lastre della storica piazza ideata secoli fa dai veneziani. Bisognerebbe spiegare a questi idioti che c è più storia in una sola di queste lastre che in tutta la loro povera vicenda umana, ma chi si prende la briga?
Resta da chiedersi perché le autorità locali permettano tutto questo. Un tempo i croati erano ritenuti molto rigidi, alcuni episodi di scarsa tolleranza finirono sulla stampa europea con un certo danno per l’immagine. Oggi si è passati al permissivismo senza mediazioni. Errore altrettanto grave. Forse si ritiene che trasformare Hvar in un eldorado del turismo straccione renda bene all’immagine del Paese e soprattutto all’economia dell isola. Si dovrebbero valutare se invece non si rischi di far fuggire il turista che ama juesta parte di mondo ma che non può accettare di dividerlo con i teppisti.
Tratto da “IL PICCOLO” martedì 17 Agosto 2004
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